martedì 28 giugno 2011

Il suicidio degli Europei.

Qualcuno ha giudicato eccessivo, forzato, "caricaturale" l'articolo di Ida Magli. No - mi è stato commentato - le cose non stanno così, il futuro dell'Europa non è così nero, questo è solo nostalgismo con una buona dose di razzismo, ecc. ecc.
Rispondo a questi critici proponendo una sintesi della recensione dell'ultimo libro di Walter Laqueur apparsa sulle colonne del quotidianio Linea. Ricordo a tutti che Laqueur è uno storico autorevolissimo (secondo alcuni il massimo studioso della storia del XX secolo), formatosi in Israele e negli Stati Uniti, al di sopra di ogni sospetto di "nostalgismo".
Leggete, e poi ditemi se Ida Magli esagera.

Dal sito http://www.iduepunti.it/ :

Luca Leonello Rimbotti ha da poco recensito su 'Linea', un testo che tratta della questione bifronte "immigrazione massiccia / crisi demografica" in Europa: 'Gli ultimi giorni dell’Europa. Epitaffio per un vecchio continente' di Walter Laqueur. «Fra cent’anni la popolazione dell’Europa sarà solo una minima parte di quello che è ora e in duecento anni alcuni paesi potrebbero scomparire....non c’è alcun precedente di un crollo demografico così rapido in tutta la storia umana».
Secondo le stime - riportate da Laqueur - della Comunità Europea e delle Nazioni Unite, la Francia, nel corso del secolo XXI, passerà dagli attuali 60 milioni di abitanti a 43, il Regno Unito da 60 a 45, la Germania da 80 a 32, la Spagna da 39 a 12. L’Italia poi, dagli odierni 57 milioni, si troverà a contarne 15 verso la fine del secolo. Occorre ovviamente considerare che i dati riferiti a queste proiezioni sulle popolazioni europee dei prossimi decenni contengono il fatto che moltissimi di quei cittadini saranno i figli di recente e recentissima immigrazione. Tanto che le popolazioni europee in calo vedranno velocemente elevarsi il numero dei propri concittadini di origine non europea: maghrebini, mediorientali, asiatici, africani. I bianchi europei, vittime della loro denatalità conculcata dalla società del benessere e del profitto, stanno andando incontro a un rapido inabissamento, che presto ne farà una minoranza minacciata di estinzione sul suolo europeo. "Va tutto bene così, madama la marchesa"?
Può darsi di sì, può darsi di no, ma i dati dovrebbero spingere ad una riflessione, altrimenti questa sarebbe una curiosa fine per una civiltà che si preoccupa di salvare le più svariate "bio-diversità", i prodotti tipici, le arti e i mestieri di un tempo, i paesaggi e le lingue, ma non si cura affatto dell'abisso nel quale sta cadendo complessivamente.
Continua Rimbotti: "Quella che dal dopoguerra in poi è stata prima un’emigrazione per lavoro, cui seguì il ritorno quasi generale in patria, dagli anni Ottanta è diventata una crescente infiltrazione, infine assumendo, in questi anni, i contorni dell’incontrastato arrembaggio di massa. Un neo-schiavismo che sradica il nero o il giallo, lo stipa nelle periferie degradate delle città portuali del Terzo Mondo, infine lo dirige verso le centrali dello sfruttamento turbocapitalistico di ultima generazione, operando la devastazione di ogni comunitarismo, sia nell’ospitante che nell’ospitato: con una criminalità reale e un umanitarismo di facciata (spesso unendo le due cose in un’unica intrapresa industriale), si ottiene così la spaventosa tratta, che ha come conseguenza matematica due avvenimenti simultanei: l’annientamento dei tessuti etnico-sociali delle millenarie culture europee; lo sgretolamento e la disumanizzazione delle stesse realtà terzomondiste attirate in Europa." 
Lo sbandierato multiculturalismo pacifico e tollerante, si è rivelato in realtà come un monoculturalismo bellicoso e plurirazzista. Fino a quando il macrofenomeno dell'immigrazione di massa sarà visto con le lenti deformanti dell'ideologìa pseudo-umanitarista, senza coglierne anche gli aspetti critici e polemogeni, sapremo soltanto ripetere il noioso mantra della xenofobìa. Continuando a scambiare le cause con gli effetti.
Le rivolte della banlieu parigina del 2005 furono causate da «l’odio per la società francese», in Gran Bretagna invece si tratta di neri contro indo-pakistani, a Bruxelles di turchi contro africani, a Parigi di islamici contro ebrei. Il risultato delle politiche immigratorie, sottolinea Laqueur, è che ovunque «si è sviluppata una cultura dell’odio e del crimine». Per milioni di immigrati, ovunque in Europa, «i problemi sono gli stessi: ghettizzazione, re-islamizzazione, alta disoccupazione giovanile e scarso rendimento nelle scuole». Laqueur invita a fare un giro per Neukölln, La Courneuve o Bradford, concentrazioni urbane completamente extra-europee.
Insomma, è consentito porsi il problema devastante della crisi demografica in Italia e in Europa senza "delegare" la soluzione ai soli immigrati?

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