sabato 24 marzo 2012

Ancora su Equitalia.

Questa che posto potrebbe sembrare una semplice notizia su argomento giuridico, ma in realtà la dice lunga sui rapporti tra istituzioni e cittadini in Italia. Per chi ha ancora un minuto, al termine dell'articolo racconto, a questo proposito, un piccolo episodio autobiografico.
Dal sito finance.yahoo.com:

Le palesi irregolarità di Equitalia di cui non si parla
Equitalia è di nuovo sotto i riflettori. Un articolo apparso sull'Espresso ha infatti riportato alla luce una sentenza della Corte di Cassazione risalente al 2007 ma che non è mai stata resa pubblica e in cui le multe applicate dalla società di riscossione dei tributi venivano dichiarate illegali. Ma a diffondere la notizia ci ha pensato il web.
In base alla pronuncia della Suprema Corte, datata febbraio 2007, le multe di Equitalia sarebbero illegali. Cioè gli interessi del 10 per cento applicati dalla società di riscossione dei tributi renderebbero nulle le cartelle in cui viene chiesto di pagare le vecchie contravvenzioni. A cominciare dalle infrazioni del codice della strada. L'aspetto strano della faccenda è che in tutti questi anni, da quando la sentenza è stata emessa, nessuno ne ha mai sentito parlare. A smuovere le acque è stato un avvocato di Bari, Vito Franco, che fa da consulente anche a un'associazione di tutela dei consumatori, l'Assdac, che si è messo alla ricerca della sentenza fantasma cercando nelle  più prestigiose banche dati giuridiche private d'Italia. Ma dagli archivi telematici per i professionisti non è emerso nulla e l'unica soluzione è apparsa quella di andare a cercare direttamente a Roma negli archivi cartacei della Suprema Corte dove in effetti la sentenza è finalmente apparsa. È stata depositata in Cassazione il 16 luglio 2007, porta il numero di protocollo 3701 e dichiara che gli interessi del 10 per cento semestrale applicati da Equitalia sono illegittimi.
Nonostante però i giudici abbiano dichiarato che le multe attuate dalla società di riscossione sono illegali, in tutti questi anni il rincaro ha continuato ad essere applicato, come risulta da centinaia di cartelle esattoriali. Le sanzioni irregolari creano maggiorazioni di milioni di euro, che però secondo la Cassazione non sarebbero dovuti. La Suprema Corte infatti è molto chiara e afferma che in caso di ritardo nel pagamento della sanzione, va applicata "l'iscrizione a ruolo della sola metà del massimo edittale e non anche degli aumenti semestrali del 10 per cento. Aumenti, pertanto, correttamente ritenuti non applicabili".
Ma come mai una notizia del genere è stata ignorata per tutto questo periodo di tempo? E soprattutto perché non è stata intrapresa alcuna azione concreta per permetterne la diffusione?
Dopo la pubblicazione dell'articolo sull'Espresso, i social network hanno giocato un ruolo fondamentale facendo fare alla notizia il giro del web. Cosa che mi porta a sottolineare l'importanza sempre più rilevante giocata da Internet nella diffusione delle notizie e per apprendere di questioni di cui altrimenti non si sarebbe mai venuti a conoscenza. Facebook, Twitter, blog e affini riflettono inoltre anche le esigenze dei lettori contemporanei, che hanno ormai abbandonato il ruolo passivo a vantaggio di un maggior coinvolgimento. In un'era in cui il computer è diventato ormai una necessità per restare "collegati" con il mondo, infatti, Internet e i social media vengono visti come il canale privilegiato di informazione per accedere alle notizie ma anche per permetterne la diffusione condividendo idee e opinioni.

Episodio autobiografico.
Tempo fa ero trasportato sull'auto di un amico il quale, ad un certo punto, si accorse che dal cassetto del cruscotto mancava la busta di plastica in cui conservava carta di circolazione e polizza dell'assicurazione. Un po' preoccupati, proseguimmo il viaggio verso casa sua sperando di trovare il tutto. Ad un incrocio scorgemmo in lontananza una pattuglia di Polizia municipale. Il mio amico si irrigidì ed esclamò: "speriamo che non ci fermino, se no è un casino...". Non ci fermarono e tutto finì bene.
Commento: se un italiano ha un problema, non pensa "ricorro alle istituzioni che mi aiuteranno", bensì istintivamente pensa "speriamo che le istituzioni non lo scoprano, se no mi legnano". Questo è il rapporto tra cittadini ed istituzioni!

Nessun commento:

Posta un commento